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Tradizionalmente, si mantiene controllo e proprietà della risorse attraverso brevetti, diritto d'autore proprietario e marchi. Se qualcuno li infrange, scatta la battaglia. Si veda per esempio la progressiva e inarrestabile diffusione della musica digitale e degli MP3 che ha portato l'industria discografica non a ripensare ai propri modelli di business, ma ad adottare posizioni e atteggiamenti difensivi. Del resto non sono così lontane nel tempo affermazioni come quelle che seguono:

Senza arrivare agli estremi professati da Jack Valenti, lobbysta hollywoodiano che ha guidato per un quarantennio la Motion Picture Association of America (Mpaa), secondo il quale le industrie culturali statunitensi stanno combattendo la loro «personale guerra al terrorismo», c’è anche qualcun altro che non ha fatto distinzioni tra utenti e malfattori. Un esempio tra i tanti.

Alcune organizzazioni criminali sembrano utilizzare i profitti realizzati con il commercio di prodotti contraffatti per favorire diverse attività, come il traffico d’armi, di droga e la pornografia» e questa cancrena sarebbe imputabile a «Internet che rende più facile rubare, produrre e distribuire merci come software, musica, film, libri e videogiochi.

A esprimersi in questi termini è Janet Reno, ministro della giustizia durante la presidenza degli Stati Uniti di Bill Clinton, e l’intero contenuto del suo pensiero è espresso nell’articolo The threat of digital theft, incluso in The Industry Standard pubblicato nel dicembre 2000.

Senza dubbio la digitalizzazione ha introdotto problemi legati all'appropriazione dei contenuti digitali. Del resto, questi sono facili da condividere a costo marginale prossimo allo zero e dai detentori dei diritti la risposta è stato l'aumento del periodo di protezione offerto dagli strumenti di legge.

 

Oggi, invece, si stanno affermando nuove forme economiche di “proprietà intellettuale”. Per esempio, fin dal 1999, oltre una dozzina di aziende farmaceutiche – difficilmente etichettabili come comuniste – ha abbandonato i propri progetti proprietari di ricerca e sviluppo a favore di collaborazione e supporto a entità come il SNP Consortium e l'Alliance for Cellular Signaling. Entrambi aggregano progetti di ricerca in ambito genetico e biologico creando database accessibili. Hanno inoltre condiviso risorse provenienti da ambiti profit e non profit senza che vengano avanzate richieste di brevetti su prodotti finali né siano occultate informazioni utili all'introduzione sul mercato di questi nuovi prodotti.

 

Per Tim Bray di Sun Microsystems,

la marea crescente solleva tutte le imbarcazioni

mentre Niklas Zennstrom, CEO di Skype,

mettere in comune una risorsa come quella telefonica senza che sia gravata da tariffe di un certo peso è un “passaggio al nuovo secolo”

 

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